mercoledì, febbraio 21, 2007

281 giorni... e nemmeno una parola


Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame,
che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene
quello che fanno
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti,
quanti perfetti e inutili buffoni!

(Franco Battiato, Povera Patria 1991)

venerdì, febbraio 16, 2007

Oggi mi gira così... antipatico


Antipatico e lontano,
dagli altri da me stesso
da Dio, dal mio partito,
dagli alberi e dal sesso
Far finta di ascoltare
così sono contenti
e parlano a valanga
e ridono coi denti
Poi li vedo in mare
in mezzo ai detersivi
credendo di salvarsi
chiusi nei preservativi
Dal buco dell’ozono
fino all’ultimo dei buchi
Il passo è molto breve,
ma forse siamo ciechi

Vi odio tutti quanti,
anche se siamo d’accordo
ma non avvicinatevi o vi mordo
Cinesi, giapponesi, russi o nord americani
o popoli vicini o popoli lontani

La polvere si alza
dal pianeta idiozia
ma cosa me ne frega
se c’è la democrazia
Il mondo sta cambiando
e noi siamo mutanti
che fabbricano merda
e parlano di guanti

Vi odio tutti quanti,
anche se siamo d’accordo
ma non avvicinatevi o vi mordo
Cinesi, giapponesi, russi o nord americani
o popoli vicini o popoli lontani

E non venite a chiedermi
qual è la mia proposta
non ho niente da dire
e ascoltarvi già mi costa
Non voglio più baciare
il vostro crocefisso
e nemmeno voglio bere
l’acqua del vostro cesso

Vi odio tutti quanti, anche se siamo d’accordo
ma non avvicinatevi o vi mordo
Cinesi, giapponesi, russi o nord americani
o popoli vicini o popoli lontani

(Ricky Gianco, Antipatico)

martedì, febbraio 13, 2007

Non so se ridere o se piangere...

Poi ci meravigliamo se i nostri ragazzi vanno allo stadio come alla guerra. Se si filmano mentre fanno sesso o picchiano un compagno down e poi mettono i video su Youtube. Se questa è la nostra tv e i nostri "presunti" intellettuali, come meravigliarsi?

lunedì, febbraio 12, 2007

Ancora calcio, ancora calci

Gira gira sempre lì torniamo. A parlare di calcio. E non perché ci interessi particolarmente la palla che rotola (in realtà mi interessa eccome), ma perchè quello che succede attorno agli stadi, ai club e alle sedi societarie mi piace sempre di meno.
Perché fra dirigenti di calcio e trafficoni anziosi di fare soldi col pallone va di moda una nuova figura, più penale che professionale. Quella del latitante che non latita. O meglio, quella del latitante che pur latitando si indigna per i mandati d’arresto, promette di tornare in Italia per dimostrare la sua innocenza, ma si guarda bene dal varcare i patrii confini e rischiare in questo modo le manette. Fulgidi esempi della nuova tendenza sono Luciano Gaucci e Giorgio Chinaglia, due che dopo anni passati fra i campi di calcio i salotti televisivi, adesso sono costretti a far i conti con le carte bollate, gli avvocati e le bollette telefoniche internazionali.
L’ex presidente del Perugia se ne sta a Santo Domingo nella sua lussuosissima villa di Bavaro Beach in riva al mare da oltre un anno e mezzo. Nel febbraio scorso la procura di Perugia emise nei suoi confronti un mandato d’arresto per il fallimento della squadra umbra. E dalla sua terrazza sulla spiaggia Gaucci apprese che mentre lui si godeva il sole caraibico, i figli Riccardo e Alessandro quello stesso sole erano costretti a vederlo a scacchi. Latitante lui, in carcere loro. «Lo so, sono preoccupato e molto incazzato», spiegava al telefono da Santo Domingo col rumore del mare in sotto fondo. Una latitanza dorata. «Macché latitante - ribatteva - sono venuto in vacanza e ci sono rimasto. Ho una bella casa nella zona migliore dell’isola, ho trasferito qui alcuni beni». Da Santo Domingo il sor Luciano annunciava battaglie legali, dossier contro Geronzi, Capitalia, Franco Carraro e il sistema Gea. «Ma adesso gioco duro io - annunciava rabbioso - tiro fuori tutto. I miei figli non li dovevano toccare». Qualcuno l’ha più visto? Qualcuno ha letto i famosi dossier? Ninte di niente, Gaucci è ancora a Santo Domingo e adesso la procura di Roma vuole processarlo con l’accusa di illecita concorrenza perché, hanno spiegato i pm Palamara e Palaia, con la Gea Gaucci faceva affari e ci guadagnava. In soldi e giocatori da tesserare via Juventus.
Giorgio Chinaglia è un altro di quelli che nell’ultimo anno di promesse ne ha fatte tante, ma di fatti pochini. Prometteva che avrebbe traghettato la Lazio dalle mani di Claudio Lotito a quelle di un grande e ricco gruppo unghererese, e invece “Long Jhon” dopo mesi di proclami e ospitate televisive è finito in una brutta vicenda di ricatti, estorsioni e aggiotaggio ai danni del presidente biancoceleste. Raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare, però, Chinaglia si disse esterrefatto: «È allucinante - spiegava al telefono da New York - è assurdo quello che mi sta accadendo. Macché latitante, vedrete. Presto torno in Italia e faccio chiarezza». La procura di Roma lo sta ancora aspettando.
E fra poco toccherà a Luciano Moggi. La procura di Roma ha già chiesto il suo rinvio a giudizio per la vicenda dell'azienda di famiglia Gea (richiesta di rinvio a giudizio anche per il figlio Alessandro) mentre da Napoli (inchiesta Calciopoli) arrivano spifferi tutt'altro che profumati mentre si va verso la chiusura dell'indagine. E intanto Moggi, che non latita affatto, pontifica. Più o meno da ogni tv.

venerdì, febbraio 09, 2007

Ci sono, ma non del tutto

Ho pensato a lungo in queste settimane, ho pensato a molte cose. Fra queste anche cosa fare di questo blog. Non vi nascondo che per questa sorta di spleen baudeleriano che mi attanaglia da un paio di mesi ho pensato che forse era giunta l'ora di chiudere bottega. Non avevo più voglia di raccontare cose, di spiegare il mio punto di vista. E forse non ce l'ho ancora. Ma oggi mi faccio un pò di forza per segnalare a tutti una cosa intelligente fatta da persone che in questi giorni, con una massiccia dose di superficialità, sono state etichettate in ben altro modo, come intera categoria. A Catania la settimana scorsa è morto un poliziotto, Filippo Raciti, ucciso da un crininale vestito da ultras e da tifoso di calcio. Fiumi di lacrime e di retorica, migliaia di appelli affinchè il calcio si fermasse, che il dolore fosse rispettato e la liturgia del pallone interrotta fino al momento in cui si sarebbe potuto ricominciare senza rischi per nessuno e con nuove regole.
Ma il dolore è durato ben poco e ventiquattro ore dopo la morte di
Raciti i presidenti delle società, con in testa l'eroe Matarrese ("i morti fanno parte del sistema", dixit) hanno ricominciato a fare pressioni perchè il pallone ricominciasse a rotolare. Qualche appello al buon senso, un paio di richiami ai soldi gettati al vento
e dell'ispettore Raciti si è presto dimenticata la memoria, figurarsi il sacrificio. Così mi ha sorpreso felicemente leggere questo. Una delle cose più intelligenti che siano state scritte in questi giorni di lutto ipocrita.

Complimenti ai ragazzi della curva nord di Brescia. Confido che queste parole aiutino a capire che ultras non significa necessariamente violento, stupido e criminale.

Riporto il testo del comunicato, pur non condividendo ogni cosa. Ma il messaggio è di quelli che valgono:

Fermi tutti! Noi non ci stiamo!

Dopo la tragedia di venerdì scorso in cui un uomo ha perso la vita in modo assurdo.
Dopo aver riflettuto e ponderato ogni ragione che possa aver portato alla sua morte.
Dopo avere capito che pochi vogliono di fatto cercare di affrontare una situazione drammatica che rischia solo di peggiorare se non ci saranno interventi preventivi a lungo termine che vadano al di là della semplice “repressione”.
Dopo esserci accorti senza alcuno stupore che, in questo momento, la vera preoccupazione di tutti coloro che fino a ieri si mostravano disgustati e colpiti da questo calcio è, paradossalmente, proprio quella di far riprendere uno show che dovrebbe invece fermarsi, se non per rispetto della vita quantomeno affinché il calcio che noi abbiamo sempre sognato non perda anche quella poca dignità rimastagli.
Dopo aver ribadito le grosse responsabilità relative al nostro mondo.
Dopo tutto questo e molto altro, noi, I ragazzi della Curva Nord Brescia 1911, abbiamo deciso di prenderci una seria e doverosa pausa di riflessione.
Per questo, da ieri sera (martedì 6 febbraio), il nostro gruppo sospende ogni “attività” relativa alle partite della Leonessa.
La nostra intenzione non è certo quella di voler fare moralismi o voler dare lezioni esemplari a qualcuno (crediamo infatti che in questi giorni tutti abbiano fatto il pieno di luoghi comuni, di frasi fatte e d’ipocrisia).
Al contrario, vogliamo ripartire dal basso nel tentativo di riprendere alcuni vecchi progetti accantonati (per forza di cose) e con l’intenzione d’investire tutte le nostre energie nella realizzazione di altri.
Dopo la morte di Filippo è necessario, oggi più che mai, che tutti si mettano in discussione e si facciano una serie autocritica.
Noi lo facciamo per primi, senza con questo voler insegnare niente a nessuno e, soprattutto, senza pretendere a tutti i costi d’essere considerati i paladini di questa società sempre più alla deriva (conosciamo molto bene, a differenza di tanti altri che ironizzano sulla nostra Curva, non solo l’importanza sociale del nostro gruppo, ma anche i limiti del nostro mondo; proprio per questo ci sentiamo così responsabili in tutto quello che è successo a Catania; proprio per questo non molleremo certamente adesso, anzi!, continueremo a lottare per i nostri ideali).
Ci auguriamo che qualcun altro segua il nostro esempio ed inizi a riflettere veramente sul valore e sul rispetto della vita umana, sia che appartenga ad un poliziotto, sia che appartenga ad un tifoso, senza distinzione.
Nei prossimi giorni organizzeremo un nuovo incontro pubblico nel quale spiegheremo nei dettagli le nostre decisioni e, principalmente, le nostre speranze.
Nel frattempo, per l’ennesima volta, invitiamo tutti coloro che ci hanno sempre seguito (anche da lontano) a sostenere la nostra scelta.
Una scelta forse per qualcuno discutibile, ma per tutti noi doverosa e soprattutto sincera.
Oggi più che mai… Mentalità Ultras!