lunedì, febbraio 12, 2007

Ancora calcio, ancora calci

Gira gira sempre lì torniamo. A parlare di calcio. E non perché ci interessi particolarmente la palla che rotola (in realtà mi interessa eccome), ma perchè quello che succede attorno agli stadi, ai club e alle sedi societarie mi piace sempre di meno.
Perché fra dirigenti di calcio e trafficoni anziosi di fare soldi col pallone va di moda una nuova figura, più penale che professionale. Quella del latitante che non latita. O meglio, quella del latitante che pur latitando si indigna per i mandati d’arresto, promette di tornare in Italia per dimostrare la sua innocenza, ma si guarda bene dal varcare i patrii confini e rischiare in questo modo le manette. Fulgidi esempi della nuova tendenza sono Luciano Gaucci e Giorgio Chinaglia, due che dopo anni passati fra i campi di calcio i salotti televisivi, adesso sono costretti a far i conti con le carte bollate, gli avvocati e le bollette telefoniche internazionali.
L’ex presidente del Perugia se ne sta a Santo Domingo nella sua lussuosissima villa di Bavaro Beach in riva al mare da oltre un anno e mezzo. Nel febbraio scorso la procura di Perugia emise nei suoi confronti un mandato d’arresto per il fallimento della squadra umbra. E dalla sua terrazza sulla spiaggia Gaucci apprese che mentre lui si godeva il sole caraibico, i figli Riccardo e Alessandro quello stesso sole erano costretti a vederlo a scacchi. Latitante lui, in carcere loro. «Lo so, sono preoccupato e molto incazzato», spiegava al telefono da Santo Domingo col rumore del mare in sotto fondo. Una latitanza dorata. «Macché latitante - ribatteva - sono venuto in vacanza e ci sono rimasto. Ho una bella casa nella zona migliore dell’isola, ho trasferito qui alcuni beni». Da Santo Domingo il sor Luciano annunciava battaglie legali, dossier contro Geronzi, Capitalia, Franco Carraro e il sistema Gea. «Ma adesso gioco duro io - annunciava rabbioso - tiro fuori tutto. I miei figli non li dovevano toccare». Qualcuno l’ha più visto? Qualcuno ha letto i famosi dossier? Ninte di niente, Gaucci è ancora a Santo Domingo e adesso la procura di Roma vuole processarlo con l’accusa di illecita concorrenza perché, hanno spiegato i pm Palamara e Palaia, con la Gea Gaucci faceva affari e ci guadagnava. In soldi e giocatori da tesserare via Juventus.
Giorgio Chinaglia è un altro di quelli che nell’ultimo anno di promesse ne ha fatte tante, ma di fatti pochini. Prometteva che avrebbe traghettato la Lazio dalle mani di Claudio Lotito a quelle di un grande e ricco gruppo unghererese, e invece “Long Jhon” dopo mesi di proclami e ospitate televisive è finito in una brutta vicenda di ricatti, estorsioni e aggiotaggio ai danni del presidente biancoceleste. Raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare, però, Chinaglia si disse esterrefatto: «È allucinante - spiegava al telefono da New York - è assurdo quello che mi sta accadendo. Macché latitante, vedrete. Presto torno in Italia e faccio chiarezza». La procura di Roma lo sta ancora aspettando.
E fra poco toccherà a Luciano Moggi. La procura di Roma ha già chiesto il suo rinvio a giudizio per la vicenda dell'azienda di famiglia Gea (richiesta di rinvio a giudizio anche per il figlio Alessandro) mentre da Napoli (inchiesta Calciopoli) arrivano spifferi tutt'altro che profumati mentre si va verso la chiusura dell'indagine. E intanto Moggi, che non latita affatto, pontifica. Più o meno da ogni tv.

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