
Da qui la preoccupazione di gran parte delle toghe italiane in questo momento. Arrestare, processare e condannare i cittadini extracomunitari che verranno denunciati per immigrazione clandestina, infatti, comporterà un aggravio di lavoro incredibile, stimabile in decine di migliaia di processi ogni anno se solo si considera che, secondo stime approssimative, sarebbero ben più di un milione i clandestini presenti sul territorio italiano. Numeri che potrebbero rappresentare la pietra tombale sul sistema giustizia italiano. Pachidermico e già lentissimo, come testimoniano i 2900 ricorsi pendenti (dato aggiornato al 31 dicembre del 2007) davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo contro lo stato italiano per la durata eccessiva dei processi. Un dato inevitabilmente destinato ad aggravarsi se solo si riflette sulle carenze di organico più volte denunciate dal Consiglio Superiore della Magistratura.
Ma imprevedibili sarebbero anche le ricadute che il nuovo reato di immigrazione clandestina potrebbe avere sulla situazione carceraria italiana, soprattutto in considerazione del fatto che già adesso gli extracomunitari detenuti in Italia sono quasi 20mila, poco meno del 50% dei circa 49mila detenuti ristretti nelle strutture carcerarie italiane (dati, fonte Dap, sono aggiornati a fine 2007). E la prevedibile ondata di nuovi arresti farebbe definitivamente saltare il tappo ad una situazione che, dopo i mesi di respiro concessi dall’indulto varato nel luglio 2006, è di nuovo drammatica con la capienza totale delle strutture già di nuovo superata: perché se al momento dell’approvazione dell’insulto i detenuti erano 60mila, a fronte di una capienza totale che si aggira attorno ai 43mila posti, oggi la cifra è tornata di nuovo ad oscillare attorno alle 50mila unità.
Ultimo punto di criticità, e non certo per importanza, quello relativo alle forze dell’ordine che saranno impegnate a controllare sulla strada per far rispettare le nuove norme sull’immigrazione. Una aumentata mole di lavoro che comporterà, ovviamente, un nuovo e pesante carico di lavoro. Una prospettiva certo non rosea se si considera che il 30 maggio 2007, in audizione davanti alla commissione affari costituzionali della Camera, l’allora viceministro dell’Interno Marco Minniti aveva analizzato la situazione degli organici delle tre principali di forze di polizia (polizia di stato, carabinieri, e guardia di Finanza) spiegando che «sono sotto organico mediamente del 10% - come si legge nella bozza del documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia -. Per colmare il vuoto bisognerebbe assumere tra i 25.000 e i 30.000 operatori di polizia». Una prospettiva non attuabile, almeno nel breve periodo. E intanto i problemi aumentano. A Napoli per esempio, ne dava notizia la Stampa di ieri, le forze dell’ordine non riescono a smaltire le ordinanze di arresto. Millecinquecento ne giacciono sulle scrivanie di gip, con richieste vecchie anche di tre anni.
Massimo Solani, l'Unità 22 maggio