giovedì, agosto 28, 2008

Refuso freudiano?

«Stavo rileggendo proprio in questi giorni l’intervista del giudice Falcone a Marcello Padovani. Sono convinto che lui sia un monumento morale della nostra patria». Lo ha detto il ministro Alfano rispondendo ad una domanda del direttore de “Il Giornale” Mario Giordano a proposito della “paternità” di Giovanni Falcone di alcune delle norme contenute nella riforma della giustizia. Marcello Padovani, chi è costui? E che libro ha letto il Guardasigilli? Adesso, forse, si capisce perché secondo Berlusconi e lo stesso Alfano il giudice ammazzato dalla mafia a Capaci il 23 maggio del 1992 sarebbe stato un fervido sostenitore della “loro” separazione delle carriere, della riforma in senso politico del Csm e dell’abrogazione dell’azione penale. Hanno consultato il libro sbagliato! Avessero letto invece “Cose di Cosa Nostra”, scritto da Falcone e dalla giornalista francese Marcelle Padovani, certi pensieri non gli sarebbero mai venuti. Ma c’è sempre tempo per rimediare.

Massimo Solani, l'Unità 28 agosto

giovedì, agosto 21, 2008

Giù le mani da Falcone

Ebbene sì, sono finite anche quest'anno. Neanche il tempo do tornare al lavoro e leggo con sbigottimento una intervista del settimanale Tempi (vicino a Comunione e Liberazione) in cui il presidente del Consiglio Berlusconi annuncia di voler realizzare "molte delle idee di Giovanni Falcone" nella prossima riforma della giustizia. A partire da "separazione dell'ordine degli avvocati dell'accusa dall'ordine dei magistrati, indirizzo dell'azione penale superando l'attuale ipocrisia della finta obbligatorietà, criteri meritocratici nella valutazione del lavoro dei magistrati". Non ho mai avuto il piacere di conoscere Giovanni Falcone, ma ho letto molto. Molto del suo lavoro, molto di quanto scritto su di lui dai suoi colleghi magistrati, molto delle inchieste sul suo assassinio. E non ho mai trovato da nessuna parte anche solo un vago accenno alle cose indicate da Berlusconi. Che da buon piazzista, evidentemente, ha deciso di usare la figura di un eroe morto per spacciare la sua immondizia agli italiani. Bella roba. Del resto lo fece già con Marco Biagi per far passare una delle leggi più vergognose della storia d'Italia.
Ai lucidissimi deliri del leader di Forza Italia ha risposto giustamente il pubblico ministero antimafia di Palermo Antonio Ingroia, uno che Falcone lo ha conosciuto davvero. "Forse il presidente Berlusconi non ha ben chiare quali fossero le idee di Falcone, visto che Falcone non ha parlato mai di avvocati dell'accusa per indicare i pm essendo anche lui un pm di riconosciuto equilibrio, nè la necessità di un indirizzo dell'azione penale. Chi ha conosciuto bene Falcone a Palermo, invece sa quali fossero le idee per la giustizia - ha continuato Ingroia - e
siccome il suo chiodo fisso era la lotta alla mafia, per la quale si è sacrificato, sarebbe bene che il presidente Berlusconi se volesse davvero mettere in pratica le idee di Falcone di fronte ad una mafia che è ritornata a imperversare nel Paese, uccidendo in Calabria e in Campania, si dedichi all'urgente approvazione di un testo unico antimafia, un testo unico anti riciclaggio, la costituzione di un'agenzia per la gestione dei beni confiscati alla mafia e pensi alla dotazione di uomini, mezzi e strumenti legislativi ai magistrati e strumenti alle forze dell'ordine invece che tagliare sui fondi destinati a giustizia e sicurezza e sugli strumenti legislativi a disposizione, come dimostra il disegno di legge sulle intercettazioni e il progetto di riforma della magistratura".
Poi la chiosa finale: "È la mafia che va colpita e non la magistratura".

Chissà cosa avrebbe detto Giovanni Falcone dello stalliere Mangano, del senatore Dell'Utri condannato per mafia, delle frequentazioni mafiose del presidente del Senato Schifani. Tutti amici, loro sì, del presidente del consiglio Berlusconi. E cosa avrebbe detto l'uomo ucciso a Capaci delle parole del presidente del Consiglio sulla "magistratura metastasi della democrazia"? Sono forse queste le idee che Berlusconi vuole realizzare?