
Una vicenda disciplinare lunga e complessa, iniziata con le ispezioni ministeriali e con la richiesta dell’ex Guardasigilli Mastella (indagato dallo stesso De Magistris nel fascicolo “Why Not”) del trasferimento cautelare d’ufficio del pubblico ministero di Catanzaro. Una richiesta non accettata, scrive la Disciplinare, perché «non paiono ricorrere motivi di particolare urgenza». Per quanto riguarda invece il ruolo di pubblico ministero che De Magistris dovrebbe lasciare, si legge invece nella sentenza, «va rilevato che la condotta tenuta, poiché rivelatrice di non adeguata attenzione al rispetto di regole di particolare rilievo nonché di insufficienti diligenza, correttezza e rispetto della dignità delle persone, si palesa incompatibile con l’esercizio» del ruolo di sostituto procuratore. Ma c’è di più: la Disciplinare infatti, nonostante il procuratore generale della Cassazione Vito D’Ambrosio non ne avesse fatto richiesta, ha infatti deciso che De Magistris debba lasciare anche il tribunale del capoluogo calabrese. E questo perché, secondo la Commissione, le difficoltà di rapporto fra il magistrato e i colleghi «inducono a ritenere che pure la permanenza dell’interessato in un altro ufficio di Catanzaro non favorisca il buon andamento dell’amministrazione della giustizia». Ma la disciplinare decise anche di respingere la richiesta formulata da D’Ambrosio per la sanzione della perdita di anzianità in virtù, si legge nella sentenza, «della accertata laboriosità dell’interessato, pur nelle difficoltà in cui si è trovato ad operare».
Un giudizio indubbiamente severo quella della Disciplinare, che imputa a De Magistris l’avere predisposto atti di indagine (come il decreto di perquisizione a carico del pg di Potenza Tufano) senza averne avvertito l’allora procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi, di aver tenuto segrete in un armadio blindato le iscrizioni nel registro degli indagati del senatore di Forza Italia Pittelli e del generale della Gdf Cretella Lombardi e di aver trasferito alla procura di salerno, con una «iniziativa irrituale», l’intero fascicolo dell’inchiesta “Poseidone” che gli era appena stato revocato. Ma di fronte alla Disciplinare De Magistris paga anche la lesione «alla dignità, all’onore e al decoro» di due magistrati di Potenza, commessa avendo riferito in un atto (l’ordinanza di perquisizione a carico di Tufano) di una loro presunta relazione extraconiugale «in base ai sentito dire» e senza aver «compiuto gli accertamenti necessari».
Massimo Solani, l'Unità 22 febbraio
Per tutti coloro che volessero leggere le motivazioni della condanna, cliccando qui troverete il pdf integrale del testo. Buona lettura.
Nessun commento:
Posta un commento