mercoledì, settembre 27, 2006

Che sempre l'ignoranza fa paura...


Ho detto tante cose sull'indulto, ho detto tanti se e tanti ma. Eppure oggi mi sento cittadino di uno stato più civile, oggi che Silvia è libera e cammina felice per le strade di Roma, libera di rientrare quando vuole. Libera, se lo vuole, di non rientrare affatto e di fermarsi a brindare fino a tardi con un buon vino e qualche amico. Bentornata, stavolta davvero.

ll cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente;
il cielo della Florida è uno straccio bagnato di celeste,
ma il cielo là in prigione non è cielo, è un qualche cosa che riveste
il giorno e il giorno dopo e un altro ancora sempre dello stesso niente.
E fuori c'è una strada all'infinito, lunga come la speranza,
e attorno c'è un villaggio sfilacciato, motel, chiese, case, aiuole,
paludi dove un tempo ormai lontano dominava il Seminole,
ma attorno alla prigione c'è un deserto dove spesso il vento danza.

Son tanti gli anni fatti, e tanti in più che son ancora da passare,
in giorni e giorni e giorni che fan mesi che fan anni ed anni amari;
a Silvia là in prigione cosa resta? Non le resta che guardare
l'America negli occhi, sorridendo coi suoi limpidi occhi chiari.

Già, l'America è grandiosa ed è potente, tutto e niente, il bene e il male,
città coi grattacieli e con gli slum e nostalgia di un grande ieri,
tecnologia avanzata e all'orizzonte l'orizzonte dei pionieri,
ma a volte l'orizzonte ha solamente una prigione federale.

L'America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura,
la libertà, e dall'alto, fiera, abbraccia tutta quanta la nazione,
per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione
perché di questa piccola italiana ora l'America ha paura.
Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare,
paura delle idee di gente libera che soffre, sbaglia, spera;
nazione di bigotti ora vi chiedo di lasciarla ritornare,
perché non è possibile rinchiudere le idee in una galera.

ll cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente
ma il cielo là rinchiusi non esiste, è solo un dubbio, o un'intuizione;
mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare là in prigione,
e Silvia non ha ucciso mai nessuno e non ha mai rubato niente.
Mi chiedo cosa pensi alla mattina nel trovarsi il sole accanto,
o come fa a scacciare fra quei muri la sua grande nostalgia,
o quando un acquazzone all'improvviso spezza la monotonia,
mi chiedo cosa faccia adesso Silvia mentre io qui piano la canto.

Mi chiedo ma non riesco a immaginarlo; penso a questa donna forte
che ancora lotta e spera perché sa che adesso non sarà più sola.
la vedo con la sua maglietta addosso, con su scritte le parole
che sempre l'ignoranza fa paura, ed il silenzio è uguale a morte.

giovedì, settembre 21, 2006

Vicenza, gli "Yankee" raddoppiano


Duemila militari in più, un’area verde da 550mila metri quadrati completamente occupata da strutture dell’esercito statunitense in una città, Vicenza, che ospita già altri tre insediamenti americani. Un piano che farebbe della città veneta la più grande base statunitense fuori dai confini nazionali. È un progetto che mette i brividi quello che l’Espresso (oggi in edicola) racconta riprendendo alcune interrogazioni parlamentari presentate nello scorso luglio. Quando a Vicenza, dopo due anni di trattative segrete condotte dal governo Berlusconi e dai vertici delle nostre forze armate, si è parlato per la prima volta delle novità che attendevano l’ex aeroporto militare Dal Molin. Oggi area verde, domani quarto insediamento militare “yankee” nel territorio comunale. Per intendersi: con la nuova struttura (grande quanto 1900 appartamenti di 100 metri quadrati ciascuno) l’insediamento Usa raggiungerebbe quasi il milione e mezzo di metri quadrati, l’11% in più del territorio occupato dalla pur grande zona industriale cittadina. Perché il progetto statunitense è chiaro: riunire in Italia la 173rd Airborne Brigade (oggi per metà a Vicenza e per metà in Germania), facendo di essa la prima grande brigata aviotrasportata, capace di intervenire nello scacchiere mediorientale in poche ore, con una potenza di fuoco impressionante. Un progetto enorme, come enorme è lo stanziamento che gli Usa sono pronti a votare per la realizzazione della nuova base (300 milioni per il 2007, fondi che entro il 2010 potrebbero raggiungere il miliardo di dollari). La forza inoltre, scrive l’Espresso, «disporrà di quasi 5mila paracadutisti, oltre 50 carri armati pesanti M1 d 90 veicoli blindati da combattimento, che ora si trovano in Germania, due batterie di artiglieria e forze rampe di missili multipli a lungo raggio».
Ma enormi sono anche le proteste che da maggio ad oggi hanno animato la vita di una città già provata dalla presenza dei soldati statunitensi. Manifestazioni e sit-in organizzati da un combattivo coordinamento dei comitati cittadini contro la base (a cui da un mese fa da controcanto un coordinamento pro-base animato per lo più dai dipendenti civili italiani degli stabilimenti) che in pochi giorni ha raccolto oltre settemila firme per bloccare il progetto. E la questione Vicenza, due giorni fa, è finita sui tavoli della commissione Difesa congiunta Camera-Senato dove il ministro Arturo Parisi ha dovuto spiegare che l’attuale esecutivo ha già aperto un nuovo confronto con l’amministrazione Usa e «si è fatto portatore (e intende continuare a farlo) delle istanze del territorio coinvolto in questa iniziativa». Una posizione ribadita anche dal sottosegretario Lorenzo Forcieri: «Terremo conto dell’opinione delle comunità - spiega -. Nel caso di un parere negativo dell’amministrazione comunale ne prenderemo atto nell’evidente necessità della riapertura del discorso». Parole che, per il momento, sono bastate a tranquillizzare l’ala “pacifista” della maggioranza (anche se la diessina Silvana Pisa ha segnalato la stranezza di una Italia «in controtendenza» rispetto agli altri paesi da dove invece gli Usa se ne stanno andando) ma che invece non sono sufficienti al comitato contro la base. «Il sindaco Enrico Hüllweck dica chiaramente che la maggioranza dei vicentini non vuole la nuova base - tuona Cinzia Bottene, del coordinamento - ma dal governo pretendiamo coraggio e coerenza con quanto detto fino ad oggi». Dal canto suo il sindaco forzista (che per mesi ha partecipato con l’ex ministro della Difesa Martino ai tavoli di preparazione del progetto) nicchia, dice e non dice. Non si espone. Dieci giorni fa l’esecutivo gli ha chiesto ufficialmente di prendere posizione, ma lui rimanda al mittente ogni responsabilità. «È un problema che riguarda i due governi», spiega. Ma gli Usa, per bocca dell’ambasciatore Ronald Spogli hanno scelto la via del ricatto velato: o la nuova base si fa oppure a Vicenza verrà chiusa anche la caserma Ederle. Coi prevedibili licenziamenti.

Massimo Solani
l'Unità, 22 settembre

lunedì, settembre 11, 2006

In attesa della beatificazione


Domenica: "Quelli che il calcio... e"
Lunedì all'ora dell'aperitivo: Tg 4
Lunedì appena iniziata la digestione: Antenna 3 Lombardia

Lucky Luciano l'aveva promesso: farò il rompicoglioni. Niente da dire, ci stà riuscendo. Asciugate le lacrime da coccodrillo e ritrovata l'anima ("Me l'hanno rubata" disse il giorno prima di essere interrogato dai carabinieri a Roma) Luciano Moggi imperversa in tv da 48 ore. Senza soluzione di continuità. E dovunque gli capiti di mostrare le terga (sarebbe la faccia, ma l'effetto è lo stesso) la storia è sempre la stessa: pronisti con lingue umide (il pronista è una mutazione genetica del cronista, troppo avvezzo a star a tappetino di fronte al potente di turno) pronti ad ascoltarne i monologhi difensivi. Come se le centinaia di intercettazioni disposte dalla procura di Napoli non avessero detto a sufficienza sulla sua attività di dirigente e sulle sue frequentazioni con arbitri e designatori. Come se due gradi di giustizia sportiva non avessero già chiarito quanto Luciano Moggi e Antonio Giraudo fossero in grado di influire sulla regolarità dei campionati di serie A. Niente. Lucky Luciano dice quello che vuole e guai a contraddirlo, ad incalzarlo, a fargli le domande giuste, a pretendere risposte appena sensate. L'unico che ci prova è Gene Gnocchi, un comico. Povera informazione.
Però, c'è un però. Se Emilio Fede può far quello che vuole con il suo telegiornale (e di conseguenza con la sua faccia, con la sua lingua e la sua dignità), diverso è il discorso per "Quelli che il calcio...", che fino a prova contraria va in onda su Rai 2. Ossia servizio pubblico, e che diamine. Qualcuno spieghi a Simona Ventura e al suo enturage di tristi figuri da Billionaire (a proposito, quante delle persone che sono in quello studio, o ci sono state, hanno rapporti con Lele Mora?) che cosa significhi. Del resto come meravigliarsi: la prima ballerina (ma mi faccia il piacere) di questa edizione è o non è quella Antonella Mosetti che da anni è fidanzata con Davide Lippi? E Davide Lippi, oltre che figlio dell'ex ct della Nazionale e allenatore della Juventus, non è per caso uno dei più famosi collaboratori della Gea? E fra i fondatori di quella stessa Gea (sotto inchiesta a Roma) non c'è per caso Alessandro Moggi, di papà Luciano (Abu Luciano, direbbero gli arabi)?
Tutto torna.... servizio pubblico e uso privato. Qualcuno glielo spieghi.

venerdì, settembre 08, 2006

Chi non lavora...


Da hostess a conigliette di Playboy. Tre ex dipendenti della Varig, compagnia di volo brasiliana sull'orlo del fallimento dopo essere stata venduta a una ditta privata, hanno deciso di posare nude per la nota rivista per soli uomini di Hugh Hefner. Le foto appariranno sulla rivista nell'edizione di settembre. Un modo come un altro per sfuggire alle difficoltà economiche legate a un licenziamento. Non è la prima volta che Playboy decide di immortalare ragazze rimaste senza lavoro per le difficoltà economiche della loro compagnia: avevano fatto storia negli Stati Uniti le foto di alcune esecutive della Enron licenziate di fresco. Le protagoniste degli scatti (a proposito, complimenti alle mamme) sono Patricia Kreusburg, di 30 anni, Sabrina Knop, di 27, e Juliana Neves, di 26 anni. "Ero da cinque mesi senza salario, che era di 4000 reais (1500 euro circa ndr) - ha raccontato una di loro - La mia situazione era disperata, e allora ho chiesto se il cachet delle foto era buono. Caspita: con tutti questi soldi finirò il mio corso universitario, comprero' una macchina nuova e mi resta ancora un piccolo gruzzolo. Mio marito ha appoggiato in pieno l'idea...". Juliana è l'unica a non essere sposata. "Mio fratello che ha 23 anni e' un po' a disagio a causa degli amici e mio padre preferiva che non avessi posato nuda - dice la bella hostess, fino a luglio sui voli Varig per Francoforte -. Ma con i soldi che mi hanno dato mi dedichero' alla fisioterapia nella clinica del chirurgo plastico Roberto Azevedo, che fra parentesi ha gia' siliconato i miei seni".


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Lungi da noi ogni moralismo ipocrita (le foto parlano chiaro!), ci resta una sola considerazione. Il destino ha regalato alle tre simpatiche e avvenenti hostess un "equipaggiamento" consono alla nuova professione. Ma un qualsiasi altro lavoratore senza la terza di reggiseno e un metro e tocca di gambe? Ce lo vedete un operaio di Arese posare con la tuta da lavoro aperta, steso sul nastro di una catena di montaggio? Magari con un martello in mano? O un saldatore? No vi prego. No.

mercoledì, settembre 06, 2006

Sacro e profano

PERUGIA - Un sacerdote è stato arrestato a Perugia per spaccio di sostanze stupefacenti. La Guardia di finanza ha sequestrato in casa del religioso circa mezzo chilo tra cocaina e marijuana. Sull'indagine viene mantenuto uno stretto riserbo, gli accertamenti sono infatti ancora in corso. Il sacerdote, 43 anni, è stato bloccato lunedì sera nella sua abitazione dopo che i finanzieri hanno trovato un pacco con la droga. Il religioso dovrebbe comparire mercoledì davanti al giudice per le indagini preliminari di Perugia per l'udienza di convalida del fermo.

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Benedetto Fratello, hai fatto confusione.
Quella della Bibbia era Manna! Manna!! Con la M!!!

martedì, settembre 05, 2006

chiedo venia

La dimestichezza è quello che è... porta pazienza. Nei precedenti post ho dimenticato di attivare la funzione "commenti" (non che ne sia stato subissato, a dire il vero). Chiedo venia, ma non sapendo rimediare vado avanti fingendo di fare di necessità virtù. In realtà rosico, come direbbe Gattuso, ma fa niente. Ringrazio coloro (pochi) che mi hanno segnalato la cappella via mail.

Interludio riflessivo



Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento. Vi lascio con un (umile) consiglio letterario. Per chi ama il calcio, ma odia il 4-4-2 o il 4-3-1-2. Per chi ama i fantasisti tristi con i piedi felpati, i mediani dai polpacci di marmo e la solitudine un pò nevrotica dei portieri. Per chi apprezza anche il gioco lento, ma odia le moviole. Buona lettura.

lunedì, settembre 04, 2006

Addio Giacinto




L'uomo se ne va. Lo stile, l'educazione, la grandezza e il rispetto restano per sempre.

Ode a Kafka

Sarete tentati di non credermi, lo so. Ma questa storia è vera dall'inizio alla fine. Ve lo giuro sulla mia pelle.

Inizio thriller-pulp.
Sabato: non so come, non so perchè, la mia auto va in fiamme mentre ero in corsia di sorpasso sul Grande Raccordo Anulare di Roma. Spavento enorme e tutto il resto, ma riusciamo a spegnerla e un carroattrezzi (a caro prezzo) la porta in officina. Tanti danni, molta paura e altrettanta rabbia. Siamo a posto, e questo è quello che conta.

Proseguio "bildungsroman"
Lunedì: la mia assicurazione mi spiega che per aprire la pratica di risarcimento avrò bisogno di un atto autenticato dai carabinieri. E sia: la caserma di San Lorenzo dista da casa mia soltanto duecento metri o giù di lì. Primo viaggio a vuoto, ritorno a casa leggemente alterato. Segue altra telefonata con la mia assicuratrice, che non transige: serve quell'atto e quella dannata certificazione della Benemerita.

Finale, o il teatro dell'assurdo
Secondo viaggio alla stazione dei carabinieri. Non mi accorgo di attraversare lo stargate, ma nel tragitto devo averlo fatto. Controllerò più avanti dove era situata l'infingarda porta spazio temporale che mi ha condotto nella dimensione parallela. Ma torniamo a noi: parcheggio davanti alla stazione e vengo attirato da un richiamo perentorio. Pochi secondi dopo mi si para davanti un carabiniere (d'ora in poi Lo Sceriffo), uno di quelli con cui avevo parlato soltanto 20 minuti prima. Ho imboccato la strada in controsenso, mi spiega. Ha ragione, è colpa mia, ma cerco di fargli presente che in fondo sono solo dieci metri e che sono arrivato con la Vespa in folle. Quasi fermo. E' irremovibile: "la multerò, favorisca i documenti". Non li ho con me, sono uscito di fretta e li ho dimenticati a casa. Cerco di spiegargli che conosce benissimo la situazione, che è la seconda volta in mezz'ora che arrivo alla caserma. Che se vuole posso andare a prenderli, a piedi s'intende. Niente da fare. Lo Sceriffo "nei secoli fedele" non vuol sentirne e comincia ad alzare la voce con una maleducazione che mi lascia con due palmi di naso (il mio consueto più quello della sorpresa). Penso di essere finito su "Scherzi a parte" e butto lì una battuta: "Suvvia, ha ragione. Ma a sentire lei sembra che io sia entrato in contromano, impennando con una mano sola, senza casco e sparando in aria". Il tipo, Lo Sceriffo, non deve avere un gran senso dell'umorismo. Si porta una mano alla fondina e dice con un sorriso alla John Wayne: "Spari pure, la pistola ce l'ho anch'io". Non credo alle mie orecchie, e nemmeno ai miei occhi. Fanno 70 euro di multa. "Ha qualcosa da dichiarare?", mi chiede. "Niente che si possa scrivere in un verbale senza incorrere in una denuncia", rispondo. Me ne vado sconfitto e degnamente incazzato. Ma le parolacce le tengo per me, anche se non mi consola affatto.

Morale
E' colpa mia, sono nel torto. Se non avessi imboccato contromano quei maledetti dieci metri di strada e non fossi uscito di casa senza documenti, adesso non sarei qui a scrivere queste righe. Tutto vero. Ma c'è un ma. Anzi ce ne sono diversi. Uno per la maleducazione dello sceriffo con banda rossa lungo il pantalone, uno per la sua stupida rigidità, uno per la totale assenza di comprensione della mia situazione. Uno anche per i suoi colleghi basiti che hanno osservato la scena esterrefatti e si sono guardati bene dal dissuaderlo a multarmi. E' andata. Ma poi nessuno si meravigli se le barzellette, nell'immaginario collettivo, hanno più presa dei sacrifici di tantissimi militari che ogni giorno fanno il proprio lavoro con onestà, abnegzione, umanità e intelligenza. Spesso rimettendoci la vita. E' a loro che Lo Sceriffo ha fatto un torto. Non a me.




domenica, settembre 03, 2006

In marcia... si parte


Sarà perché le vacanze sono finite. Oppure perché c'è da aspettare ancora un sacco di tempo prima che ricomincino le prossime.
Sarà perchè in fondo siamo tutti un pò egocentrici.
O sarà solo perché sono terribilmente curioso.
Sarà per tutto questo insieme e per molto di più.
Ma oggi ho deciso che che mi andava così.
Perciò benvenuti.