Inizio thriller-pulp.
Sabato: non so come, non so perchè, la mia auto va in fiamme mentre ero in corsia di sorpasso sul Grande Raccordo Anulare di Roma. Spavento enorme e tutto il resto, ma riusciamo a spegnerla e un carroattrezzi (a caro prezzo) la porta in officina. Tanti danni, molta paura e altrettanta rabbia. Siamo a posto, e questo è quello che conta.
Proseguio "bildungsroman"
Lunedì: la mia assicurazione mi spiega che per aprire la pratica di risarcimento avrò bisogno di un atto autenticato dai carabinieri. E sia: la caserma di San Lorenzo dista da casa mia soltanto duecento metri o giù di lì. Primo viaggio a vuoto, ritorno a casa leggemente alterato. Segue altra telefonata con la mia assicuratrice, che non transige: serve quell'atto e quella dannata certificazione della Benemerita.
Finale, o il teatro dell'assurdo
Secondo viaggio alla stazione dei carabinieri. Non mi accorgo di attraversare lo stargate, ma nel tragitto devo averlo fatto. Controllerò più avanti dove era situata l'infingarda porta spazio temporale che mi ha condotto nella dimensione parallela. Ma torniamo a noi: parcheggio davanti alla stazione e vengo attirato da un richiamo perentorio. Pochi secondi dopo mi si para davanti un carabiniere (d'ora in poi Lo Sceriffo), uno di quelli con cui avevo parlato soltanto 20 minuti prima. Ho imboccato la strada in controsenso, mi spiega. Ha ragione, è colpa mia, ma cerco di fargli presente che in fondo sono solo dieci metri e che sono arrivato con la Vespa in folle. Quasi fermo. E' irremovibile: "la multerò, favorisca i documenti". Non li ho con me, sono uscito di fretta e li ho dimenticati a casa. Cerco di spiegargli che conosce benissimo la situazione, che è la seconda volta in mezz'ora che arrivo alla caserma. Che se vuole posso andare a prenderli, a piedi s'intende. Niente da fare. Lo Sceriffo "nei secoli fedele" non vuol sentirne e comincia ad alzare la voce con una maleducazione che mi lascia con due palmi di naso (il mio consueto più quello della sorpresa). Penso di essere finito su "Scherzi a parte" e butto lì una battuta: "Suvvia, ha ragione. Ma a sentire lei sembra che io sia entrato in contromano, impennando con una mano sola, senza casco e sparando in aria". Il tipo, Lo Sceriffo, non deve avere un gran senso dell'umorismo. Si porta una mano alla fondina e dice con un sorriso alla John Wayne: "Spari pure, la pistola ce l'ho anch'io". Non credo alle mie orecchie, e nemmeno ai miei occhi. Fanno 70 euro di multa. "Ha qualcosa da dichiarare?", mi chiede. "Niente che si possa scrivere in un verbale senza incorrere in una denuncia", rispondo. Me ne vado sconfitto e degnamente incazzato. Ma le parolacce le tengo per me, anche se non mi consola affatto.
Morale
E' colpa mia, sono nel torto. Se non avessi imboccato contromano quei maledetti dieci metri di strada e non fossi uscito di casa senza documenti, adesso non sarei qui a scrivere queste righe. Tutto vero. Ma c'è un ma. Anzi ce ne sono diversi. Uno per la maleducazione dello sceriffo con banda rossa lungo il pantalone, uno per la sua stupida rigidità, uno per la totale assenza di comprensione della mia situazione. Uno anche per i suoi colleghi basiti che hanno osservato la scena esterrefatti e si sono guardati bene dal dissuaderlo a multarmi. E' andata. Ma poi nessuno si meravigli se le barzellette, nell'immaginario collettivo, hanno più presa dei sacrifici di tantissimi militari che ogni giorno fanno il proprio lavoro con onestà, abnegzione, umanità e intelligenza. Spesso rimettendoci la vita. E' a loro che Lo Sceriffo ha fatto un torto. Non a me.
