sabato, marzo 31, 2007

Catanzaro, chi vuole fermare quelle inchieste eccellenti?

Ieri si sono trovati faccia a faccia nelle stanze del tribunale di Catanzaro. Da una parte il pm di Potenza Henry John Woodcock dall’altra il procuratore del capoluogo calabrese Luigi De Magistris. Sentito come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulle toghe sporche lucane, il primo, titolare delle indagini il secondo. Un incontro che, al di fuori dell’inchiesta che ha portato il Csm all’apertura di tre procedure di trasferimento per altrettanti magistrati del tribunale di Potenza e Matera, ha visto seduti intorno ad un tavolo quelli che al momento sono probabilmente due fra i pubblici ministeri più “odiati” d’Italia. Ad accomunarli non soltanto le inchieste eccellenti ma anche le attenzioni particolari di quella politica che non ha mai visto di buon occhio il lavoro di certi magistrati “scomodi”. Delle vicende di Woodcock, ormai, tutta Italia sa. Meno noto è quanto accade a Catanzaro sulle spalle di Luigi De Magistris, giovane sostituto procuratore (in magistratura dal 1995) transitato per il tribunale di Napoli prima di approdare in Calabria. Due giorni fa, dopo mesi di veleni e accuse, il procuratore della Repubblica Mariano Lombardi gli ha revocato la titolarità dell’inchiesta “Poseidone”, aperta nel 2005 sui presunti illeciti nella gestione dei fondi della depurazione in Calabria. Un’inchiesta che vede indagati fra gli altri, in tutto sono una cinquantina, il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa e l’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Chiaravalloti (Fi). Una lista a cui nei giorni scorsi si è aggiunto anche il coordinatore regionale di Forza Italia, nonché senatore, l’avvocato Giancarlo Pittelli. Indagato per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e per aver fatto parte di una organizzazione segreta. Pittelli, appresa la notizia, ha convocato una conferenza stampa per accusare il suo accusatore: «Sono noti a tutti i miei interventi pubblici contro i metodi del sostituto nei confronti del quale ho sollecitato più volte l’avvio di indagini che accertassero le violazioni da questi messe in atto - ha tuonato - Ho anche denunciato detto magistrato alla procura di Salerno per la violazione reiterata del segreto istruttorio. Evidentemente aveva ben ragione chi mi metteva in guardia preannunciandomi che De Magistris avrebbe in ogni modo tentato di colpirmi».
Ma alle accuse dei politici De Magistris, come Woodcock del resto, in un certo senso c’è già abituato. Campione della “guerra” condotta contro il sostituto procuratore di Catanzaro è l’ex senatore di An Ettore Bucciero, avvocato penalista eletto a Bari. Il quale nel corso della scorsa legislatura (guardacaso dopo l’apertura dell’inchiesta “Poseidone”) ha presentato ben due interrogazioni al ministro della Giustizia Castelli per sollecitare l’invio a Catanzaro degli ispettori per verificare se da parte di De Magistris non ci fosse la «deliberata determinazione di colpire con lo strumento giudiziario settori della vita pubblica dei quali non condivide le scelte politiche». Pretese puntualmente soddisfatte dal ministro leghista che ha inviato ben due ispezioni (gennaio e novembre 2006). Ma le richieste di Bucciero sono state rinnovate nel novembre scorso anche da una trentina di parlamentari del centrodestra che a Mastella hanno denunciato la «serie ulteriore di condotte assolutamente distoniche» del sostituto procuratore. In poche parole, secondo il centrodestra, De Magistris perseguirebbe finalità politiche. Un’accusa curiosa considerando che fra le persone rimaste coinvolte nelle molte inchieste condotte da De Magistris figurano anche l’attuale presidente della Regione Agazio Loiero (indagato per alcuni appalti nella sanità), il vicepresidente diessino Nicola Adamo e sua moglie Enza Bruno Bossio (l’accusa è di truffa, associazione a delinquere e abuso di potere in merito ad alcuni appalti). Ed è di poche settimane fa la notizia dell’apertura dell’inchiesta che vede coinvolti (nel registro degli indagati anche il diessino Filippo Bubbico e il senatore di An Nicola Buccico) addirittura tre magistrati lucani che avrebbero fatto parte, secondo i pm di Catanzaro, di un “comitato d’affari” che agiva in Basilicata. «De Magistris non è imparziale», accusava un anno fa il parlamentare di Fi Basilio Germanà presentando l’ennesima interpellanza al ministro della Giustizia e invocando l’intervento del «Capo dell’Ufficio di Procura catanzarese». Resta da vedere se proprio quest’ultimo, Mariano Lombardi, lo fosse davero quando due giorni ha revocato al sostituto l’inchiesta Poseidone. Specie in considerazione del fatto che il figlio della sua compagnia è socio in una immobiliare con quell’onorevole Pittelli che oggi è al tempo stesso accusato e grande accusatore. «Ma io sono sereno - ha commentato ieri De Magistris - risponderò con azioni concrete ad un atto che considero grave».

Massimo Solani l'Unità, 31 marzo 2006

giovedì, marzo 29, 2007

giovedì, marzo 22, 2007

In guerra, fra bischerate e bungee jumping

Lezioni di giornalismo, da divulgare nelle scuole. Fare l’inviato di guerra sul campo, con la voglia di vedere coi propri occhi e poi raccontare ai lettori, significa commettere «bischerate». L’errore? Essersi sganciato «dal plotone degli inviati da albergo e correre incontro, anzi, tra le braccia amorevoli dei gentiluomini ostili al geverno democratico di Kabul». L’autore della «bischerata» ovviamente è Daniele Mastrogiacomo. Anzi, «il divo Daniele» stando al parere di Vittorio Feltri, direttore di Libero. Il quotidiano che non esitò a definire «un simpatico pirlacchione» il povero Enzo Baldoni, rapito e poi ucciso in Iraq. Perché per Feltri, l’inviato di Repubblica non ha resistito «all’attrazione fatale dei turbanti e si è buttato nell’avventura». Insomma, «l’imprudente gazzettiere» ha commesso un’imperizia. Perché quel lavoro, come ha spiegato Feltri martedì sera dal salotto di Porta a Porta, «si può tranquillamente fare da qui». Il come, forse, Feltri ce lo spiegherà alla prossima lezione, magari con l’aiuto del suo vice Renato Farina. Uno che fingeva di fare interviste ai magistrati della procura di Milano per poi passare informazioni (a pagamento) al Sismi e che non esitava, dietro ai sussurri di qualche spione, a pubblicare notizie palesemente false ma dannose al governo Prodi. Una buona mano a Feltri l’ha data anche l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli che, sottolineando come certe cose capitino «solo ai giornalisti di sinistra, come la Sgrena, Mastrogiacomo, Baldoni», ha lanciato l’idea di un codice che impedisca ai giornalisti di muoversi in territorio di guerra senza la copertura dei militari. Una usanza che esiste già e che negli Usa chiamano giornalismo “embedded”. Letteralmente: arruolato. Alla faccia della libera informazione.
Ma certe cose capita di sentirle anche nel centrosinistra. Prendiamo il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro secondo il quale «il diritto di cronaca è sacrosanto, ma bisogna evitare che i luoghi in cui si sta combattendo una guerra diventino teatro per sport estremi». La prossima volta, insomma, piuttosto che fare il proprio lavoro e raccontare ai lettori l’orrore delle armi, Mastrogiacomo si dedichi al bungee jumping.

Massimo Solani, l'Unità 22 marzo 2007

lunedì, marzo 19, 2007

Daniele è libero, finalmente

Quattordici giorni. Tanti, tantissimi. Ma ora l'importante è che Daniele Mastrogiacomo sia di nuovo libero, e che stia bene. Merito anche di Emergency e di quel diavolaccio di Gino Strada. Che oggi ringraziano tutti, anche quelli che in passato gli hanno buttato fango addosso strumentalizzando un impegno umanitario che non conosce nemici e non fa distinzioni. Se non fra vittime e carnefici.
Adesso ti riaspettiamo a Roma, Daniele. Fai in fretta.

venerdì, marzo 09, 2007

martedì, marzo 06, 2007

Ritorno alla base


Ancora una assenza, ancora un prolungato silenzio. Mentre il governo Prodi si rimetteva in piedi, io ho preferito concedermi il lusso di qualche caduta. Sulla neve, però. Che è soffice, non fa male e soprattutto mi rilassa. Vacanza finita, si torna al lavoro. Non prima però di aver esaudito un sogno che cullavo da tanti anni. Treni acciuffati al volo, stress e stanchezza, ma ne è valsa davvero la pena. Due ore e mezza di grande musica, due chitarre e una voce clamorosa. Non potevo chiedere di meglio alla mia "fuitina" milanese e alle comode poltroncine del teatro Dal Verme.

Grazie Dave.

E con la sua musica ancora nelle orecchie si torna al lavoro. Sigh sob, scriverebbero in un fumetto.