giovedì, marzo 22, 2007

In guerra, fra bischerate e bungee jumping

Lezioni di giornalismo, da divulgare nelle scuole. Fare l’inviato di guerra sul campo, con la voglia di vedere coi propri occhi e poi raccontare ai lettori, significa commettere «bischerate». L’errore? Essersi sganciato «dal plotone degli inviati da albergo e correre incontro, anzi, tra le braccia amorevoli dei gentiluomini ostili al geverno democratico di Kabul». L’autore della «bischerata» ovviamente è Daniele Mastrogiacomo. Anzi, «il divo Daniele» stando al parere di Vittorio Feltri, direttore di Libero. Il quotidiano che non esitò a definire «un simpatico pirlacchione» il povero Enzo Baldoni, rapito e poi ucciso in Iraq. Perché per Feltri, l’inviato di Repubblica non ha resistito «all’attrazione fatale dei turbanti e si è buttato nell’avventura». Insomma, «l’imprudente gazzettiere» ha commesso un’imperizia. Perché quel lavoro, come ha spiegato Feltri martedì sera dal salotto di Porta a Porta, «si può tranquillamente fare da qui». Il come, forse, Feltri ce lo spiegherà alla prossima lezione, magari con l’aiuto del suo vice Renato Farina. Uno che fingeva di fare interviste ai magistrati della procura di Milano per poi passare informazioni (a pagamento) al Sismi e che non esitava, dietro ai sussurri di qualche spione, a pubblicare notizie palesemente false ma dannose al governo Prodi. Una buona mano a Feltri l’ha data anche l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli che, sottolineando come certe cose capitino «solo ai giornalisti di sinistra, come la Sgrena, Mastrogiacomo, Baldoni», ha lanciato l’idea di un codice che impedisca ai giornalisti di muoversi in territorio di guerra senza la copertura dei militari. Una usanza che esiste già e che negli Usa chiamano giornalismo “embedded”. Letteralmente: arruolato. Alla faccia della libera informazione.
Ma certe cose capita di sentirle anche nel centrosinistra. Prendiamo il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro secondo il quale «il diritto di cronaca è sacrosanto, ma bisogna evitare che i luoghi in cui si sta combattendo una guerra diventino teatro per sport estremi». La prossima volta, insomma, piuttosto che fare il proprio lavoro e raccontare ai lettori l’orrore delle armi, Mastrogiacomo si dedichi al bungee jumping.

Massimo Solani, l'Unità 22 marzo 2007

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