lunedì, aprile 02, 2007

Decreto calcio, non c'è fretta. Ma non era emergenza?

Adesso non si tratta nemmeno più di correre contro il tempo. Adesso è proprio una questione di soluzioni, da trovare per uscire da una situazione a dir poco ingarbugliata. Fra una settimana infatti, il 9 aprile, decadrà il decreto legge contro la violenza negli stadi approvato il 7 febbraio scorso sull’onda dell’indignazione per l’assassinio dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti. Ucciso a Catania nel corso degli incidenti che hanno fatto da contorno al derby fra la squadra di casa e il Palermo. In due mesi o quasi, però, il disegno di legge di conversione del decreto è rimasto impigliato nella manfrina parlamentare secondo l’iter della più classica «navetta» fra Senato e Camera, tirato di qua e di là fra modifiche e «ritocchi». Un po’ annacquato sulla scia delle proteste del partito trasversale degli onorevoli ultras, un po’ inasprito per venire incontro alle richieste delle forze dell’ordine.
Così dopo la prima approvazione al Senato il 7 marzo scorso, con i primi aggiustamenti lodati in aula dal viceministro dell’Interno Marco Minniti («Ora è un decreto migliore e più forte»), il testo è passato alla Camera dove è stato ulteriormente modificato dalle commissioni Giustizia e Cultura prima della sua approvazione nella nuova formula (fra le novità i biglietti gratuiti per gli Under 14) il 27 marzo. «Anche questa volta - tuonava il deputato dell’Udc Luciano Ciocchetti - il partito trasversale degli “ultras” e degli avvocati ha cercato di mettere in discussione le scelte forti». A Montecitorio il testo passa con 426 voti a favore, due contrari e 14 astenuti. «Siamo allo stato di polizia, con i tifosi trattati peggio dei mafiosi - protestano Roberto Villetti, Sergio D’Elia e Enrico Buemi della Rosa nel Pugno -. Ai mafiosi almeno vengono garantite le regole del giusto processo».
Si torna a Palazzo Madama coi tempi già a dir poco stretti, ma la nuova (la terza) versione del disegno di legge è ancora una volta modificata dalle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia dove tre ulteriori modifiche approvate all’unanimità (una relativa agli oneri delle società sportive sui costi di adeguamento degli impianti, e l’altra sull’estensione anche al di fuori delle manifestazioni sportive dell’articolo 583 quater del codice penale che introduce la fattispecie di reato di lesioni gravi alle forze dell’ordine) riportano il testo a come era prima delle correzioni approvate alla Camera. Domani l’assemblea di Palazzo Madama sarà chiamata a votare e se le tre correzioni fatte in commissione dovessero essere approvate il testo tornerebbe di nuovo a Montecitorio, con una settimana di tempo per essere approvato. Teoricamente possibile, molto difficile stando a quanto trapelato dall’ufficio di Presidenza. «Insisteremo per approvare il decreto con le modifiche apportate - commentava nei giorni scorsi il senatore di An Saporito - Il tempo per l’ok definitivo della Camera c’è ampiamente. Si è fatto un patto bipartisan e riteniamo debba essere onorato. Non vedo difficoltà». Più facile a dirsi che a farsi, però. «Una cosa è certa - racconta qualcuno nei corridoi di Palazzo Chigi - se il decreto dovesse decadere sarebbe una tragedia. Ci sono già dei procedimenti penali aperti sulla base della nuova legislazione, come andrebbe a finire? Una tragedia, davvero».

Massimo Solani, l'Unità 2 aprile

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