domenica, marzo 09, 2008

Betulla va alla guerra

Deposti i panni dell’agente “Betulla”, il soldato Renato Farina si prepara ad un’altra guerra. Non più contro il terrorismo, ma contro i comunisti. Ex, post o neo che siano fa poca differenza per il cattolicissimo ex vicedirettore di Libero. Che dismessi i panni di 007 del Sismi adesso si prepara ad una nuova vita, la terza, sotto le insegne del Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi che lo candiderà al Parlamento in un seggio blindatissimo. La terza, si diceva, perché quella politica è la terza carriera del giornalista poi prestato all’intelligence militare, alle dirette dipendenze del direttore del Sismi Niccolò Pollari. E per tramite del suo uomo ombra Pio Pompa, tenutario dell’ufficio segreto di via Nazionale dovevano venivano redatti e conservati dossier segreti su magistrati, uomini politici del centrosinistra e militari non allineati con la dottrina della guerra permanente. Era per conto di Pompa e Pollari, infatti, che l’agente segreto Farina (nome in codice “Betulla”), dietro alla paciosa maschera del giornalista Farina, si presentava in procura a Milano per intervistare i pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici che indagavano sul rapimento ad opera dei servizi segreti italiani e statunitensi dell’imam Abu Omar. Una finzione, hanno ricostruito i magistrati, che in realtà doveva servire a carpire informazioni sullo stato dei lavori della procura e poi passarle al grande capo Pollari (rinviato a giudizio per la vicenda Abu Omar assieme a Pompa e ad un nutrito gruppo di barbe finte italiane e statunitensi) in modo da mettere in campo le dovute contromosse. Servizi per cui Farina era pagato lautamente dal Sismi: 30mila euro in due anni, ha spiegato lui stesso ai magistrati. «Rimborsi spese per i viaggi in giro per il mondo», ha precisato prima di patteggiare davanti al giudice per le udienze preliminari di Milano Caterina Interlandi una pena di sei mesi di reclusione (poi convertiti in una multa di 6.840 euro) per avoreggiamento nell’occultamento di prove. «Una grave ingiustizia», ha sempre protestato Farina, rivendicando con orgoglio di patria una militanza nei servizi iniziata nel 1999: «Confesso - scrisse su Libero - Ho dato una mano ai nostri servizi segreti militari, il Sismi. Ho passato loro delle notizie, ne ho ricevute, ho cercato contatti persino con i terroristi, mettendo a disposizione le mie conoscenze ma anche il mio corpaccione. Ho usato tutto, secondo me dentro i confini della legalità». Non la pensò così l’Ordine dei Giornalisti che dopo averlo sospeso, su richiesta del procuratore generale di Milano, l’ha radiato nel marzo del 2007.

Massimo Solani, l'Unità 9 marzo

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