martedì, ottobre 10, 2006

"Sembra di stare a Calcutta"

Qualcuno ha provato anche a fare una stima. Dicono che siano 35mila tonnellate. Trentacinquemila tonnellate di immondizia che da circa una settimana stazionano per le strade della Campania. Parcheggiate sui marciapiedi, lungo le strade, agli angoli degli incroci. Ovunque fuorché nei cassonetti: “perché quelli – racconta un benzinaio lungo la strada che collega San Giuseppe Vesuviano e Terzigno – sono pieni da una settimana almeno, e nessuno è passato a svuotarli”. Da Napoli a San Giorgio a Cremano, dai monti dell’Irpinia fino al lungomare di Salerno, la Campania è di nuovo strozzata dall’emergenza. E la scena è più o meno la stessa ovunque. Specie ai piedi del Vesuvio dove la situazione è più drammatica e dove camminando in macchina capita spesso di fare lo slalom fra le piramidi di sacchetti neri che ostruiscono la carreggiata. “Dottò, vede come siamo ridotti? Sembra di stare a Calcutta”, mormora un tassista. E le cataste maleodoranti spesso si arrampicano fino alle finestre del piano terra delle abitazioni. Come a Torre del Greco, dove sabato il parroco della parrocchia di Sant’Antonio Abate ha dovuto chiudere tutte le porte della Chiesa. “L’ingresso principale, quello sulla strada, è completamente ostruito dall’immondizia – racconta Padre Onofrio – e per qualche giorno abbiamo usato quello laterale. Ma adesso anche quello è impraticabile”. Finestre delle case chiuse, serrande abbassate, perché fra lo smog delle auto in coda e la puzza che si alza dalle montagne di immondizia, l’aria è spesso irrespirabile. E come se non bastasse, pur in pieno giorno, basta allontanarsi di qualche centinaia di metri dal centro cittadino per riconoscere in mezzo alla campagna il fumo che si alza dai roghi. Brucia a munnezza e i vigili del fuoco corrono da un angolo all’altro per fermare le fiamme e il puzzo. ''In una sola notte e' stata sprigionata un'enorme quantità di diossina – spiega Giuseppe Cortese, assessore all’ecologia al Comune di Sant’Anastasia, dove la scorsa notte sono state divorate dalle fiamme anche due auto - con gravi rischi soprattutto per le persone che soffrono di patologie alle vie respiratorie”. C’è chi brucia nell’orto i sacchetti “di produzione familiare”, e c’è chi invece soffia sul fuoco (è proprio il caso di dirlo) della protesta per aumentare il caos. Perché lo smaltimento dei rifiuti, si sa, è affare miliardario in cui la camorra si è già ritagliata la propria fetta di torta. “In una sola notte qui nel territorio comunale sono stati appiccati otto roghi – prosegue Cortese - Immagino, quindi, che dietro questi episodi ci sia un’unica regia, mossa da chissà quali motivi”. Quel che è certo, intanto, è che i cassonetti continuano a prendere in fuoco un po’ ovunque.
La mondezza brucia, i vigili del fuoco corrono, e la gente si incazza promettendo proteste eclatanti. Ieri hanno iniziato gli studenti di Salerno e Torre del Greco che sono scesi in piazza contro una situazione che si fa di ora in ora sempre più invivibile. Tanto che il sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso, sta meditando in queste ore di chiudere i mercati rionali e fore anche le scuole, sulla scia di quanto fatto da altri primi cittadini di comuni vesuviani.
Logico allora che in queste condizioni in molti attendessero con fiducia la prima visita a Napoli del responsabile della Protezione Civile Guido Bertolaso nella sua nuova veste di commissario straordinario; incarico che gli è stato conferito venerdì dal consiglio dei ministri al posto del dimissionario Corrado Catenacci, raggiunto da un avviso di garanzia della procura di Benevento per una inchiesta, guarda caso, relativa alla gestione di una discarica. “'Lo faccio per spirito di servizio e per senso del dovere”, ha spiegato Bertolaso, che sarà affiancato in qualità di vice dal prefetto Carlo Alfiero, in passato commissario per l'emergenza ambientale in Calabria. Ma sulla sua scelta ha pesato anche l’incoraggiamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Mi ha chiamato la settimana scorsa e mi ha invitato ad assumermi questa responsabilità”. Che è sicuramente pesante, soprattutto perché c’è da agire in fretta: «Il mio impegno - ha spiegato allora Bertolaso - è di uscire dalla crisi acuta prestissimo, in una settimana, dieci giorni. È l’emergenza più difficile non tanto perchè non si conoscano le soluzioni, ma perchè non si vogliono adottare». Poi una stilettata: «Sentiremo se c'è qualche regione disposta a dare una mano, ma con amarezza vedo che non c'è disponibilità... ».
Nel frattempo, però, le cure studiate dal governo si scontrano con la difficile realtà locale: tre le nuove discariche da aprire, secondo il decreto del consiglio dei ministri, ma di queste una è già stata sequestrata dalla procura di Ariano Irpino su richiesta del sindaco (è chiusa dal 2004) e per un’altra, quella nuova di Villaricca, sono già iniziate le proteste. Ha da passà a nuttata…

Massimo Solani inviato a Torre del Greco
l'Unità 10 ottobre 2006

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