giovedì, giugno 12, 2008

Piange il telefono...

Fra annunci e smentite, mal di pancia interni alla maggioranza e retromarce precipitose, inizia a delinearsi il testo del disegno di legge sulle intercettazioni che sarà presentato domani al consiglio dei ministri. Un’affannosa quanto inspiegabile corsa
contro il tempo che gli uffici competenti del ministero degli Interni e della Giustizia stanno conducendo da una settimana, da quando cioè Berlusconi ha lanciato il suo sasso nello stagno mandando in fibrillazione Camere, Quirinale e magistratura. Di ieri l’ultima versione comunicata ai cronisti: «Verrà prevista - ha spiegato Berlusconi - la possibilità di effettuare le intercettazioni soltanto per le indagini che riguardino reati con pene dai 10 anni in su». «Avrei semplificato dicendo mafia, camorra, terrorismo internazionale e basta», ha proseguito il premier, «ma in questo modo rientrano tutta una serie di reati che mi sembrano giusti: pedofilia, omicidio».
Rientrano, già. Più complicato e spinoso, invece, il capitolo dei reati che resteranno fuori se il testo (che non è ancora stato ultimato) effettivamente prevederà davvero il limite dei «10 anni in su». Una lunga lista di delitti, molto spesso perseguiti proprio attraverso le intercettazioni telefoniche, che d’ora in poi le procure saranno quasi impossibilitate a perseguire. Il tema più dibattuto è quello sulla corruzione: le intercettazioni, infatti, non potranno più essere utilizzate per scoprirne nessuna fattispecie. Nemmeno quella più grave di corruzione in atti giudiziari che è costata una condanna a cinque anni a Cesare Previti per la sentenza comprata a Roma sul Lodo Mondadori. Unica eccezione la corruzione per ottenere una ingiusta condanna. Molto dibattuto anche il capitolo dei reati finanziari, dall’insider trading all’aggiotaggio passando per le false comunicazioni al mercato. D’ora in poi, se la legge sarà approvata in questi termini, i vari Ricucci, Consorte, Gnutti e Fiorani potranno parlare al telefono delle loro scalate bancarie senza il timore di essere ascoltati e di vedersi le proprie parole usate in tribunale a sostegno delle accuse.
Ma la lista dei delinquenti che d’ora in poi potranno usare i cellulari senza timore è lunga. Nessun problema allora per le bande che organizzano i furti nelle ville: tanto le intercettazioni non saranno più utilizzabili nelle inchieste per furto, nemmeno aggravato. E se servirà leggere attentamente il testo della legge per capire cosa succederà con le intercettazioni telematiche (mail, chat e simili), per ora una cosa la si può già dire con certezza: il telefono non costituirà più alcun rischio per quanti in Italia si scambiano materiale pedopornografico, lo commerciano e lo detengono. Unico limite la produzione. Nessun timore di Grande Fratello giudiziario anche per gli indagati di truffa, che al cellulare potranno anche parlare di raggiri e organizzazioni per frodare l’Ue accaparrandosi finanziamenti miliardari. Del resto le intercettazioni telefoniche, a legge approvata, non si potranno utilizzare nemmeno in indagini sulle associazioni per delinquere semplici e non mafiose. Un po' quello che accadrà ai ricettatori non legati ai clan malavitosi e agli indagati di favoreggiamento semplice. Troppo tardi per l’ex presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro: se questa legge fosse stata approvata prima non avrebbe avuto alcun problema. Nemmeno per la rivelazione di segreto d’ufficio, che d’ora in poi sarà un reato non intercettabile. Come anche l’incendio: le conversazioni “rubate” dalla polizia giudiziaria servirono per incastrare alcuni dei responsabili del rogo del teatro La Fenice di Venezia, ma d’ora in poi non sarà più così.
Ben più complicata, invece, sarà la situazione se il testo che uscirà dalla Camera limiterà le intercettazioni soltanto per i reati puniti con una «pena superiore ai dieci anni», secondo la vulgata di cui si è parlato molto in queste ore. In quel caso, allora, i magistrati non potranno richiedere intercettazioni nemmeno per i casi di violenza sessuale, atti sessuali su minori, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, usura, estorsione e omissione dolosa di misure cautelari sul lavoro. Il reato per il quale si è proceduto (e intercettato) per i presunti responsabili delle morti della Thyssen di Torino e per il Petrolchimico di Marghera. Tutto da chiarire, inoltre, anche il capitolo relativo al traffico di droga e armi che il codice di procedura penale disciplina in maniera a sè stante. Anche per questo, bisognerà aspettare il testo definitivo senza ascoltare le indiscrezioni.

Massimo Solani, l'Unità 12 giugno

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